È un periodo strano, molto strano, e di certo non sto parlando delle cose disgraziate che stanno accadendo in questi giorni nel mondo.
La mia è una riflessione personale che va a descrivere un senso di "soffocamento" che sto provando in maniera sempre più forte, giorno dopo giorno.
Credo mi basti raccontarvi che, negli ultimi tre mesi, ho vissuto gran parte di essi chiuso in casa, lavorando appena tre soli giorni.
E già, perché il covid sembra aver preso residenza a casa mia e sembra trovarsi anche bene!
Inizialmente ha fatto capolino entrando in casa "a braccetto" con mia moglie e mia moglie ci ha messo la bellezza di due mesi per negativizzarsi.
Neanche il tempo di tornare a respirare un minimo di normalità che a prendere il covid è stato mio figlio.
A tutto questo aggiungiamo, poi, delle particolari direttive da parte del medico aziendale secondo le quali, nonostante io possa tranquillamente fare un tampone per tornare al lavoro, (e premetto, ho la terza dose da due mesi) finché non si negativizzano tutti i membri della famiglia.
COSTRETTO A CASA
Insomma, sono costretto a restare a casa.
Sia chiaro, non è che mi dispiace vivere a tempo pieno la mia famiglia, il mio concetto va oltre tuto questo, ci mancherebbe.
Dopo ben tre mesi nasce in me una prepotente voglia di tornare alla normalità, una normalità fortunata rispetto a molti altri, di questo ne sono consapevole, a differenza di altri, ho la grande fortuna di avere un posto di lavoro fisso.
VOGLIA DI NORMALITA'
Andare a lavorare è la mia normalità, così come il dedicarmi, ad esempio, alla cura della casa al mare.
Ecco, mi manca tutto questo, mi manca semplicemente la normalità.
Invece devo vivere questi giorni in casa, invaso da notizie legate al covid, ed ora, tanto per non farci cambiare nulla, bombardamenti mediatici provenienti da tutti i fronti (non a caso uso questi termini...) con le tv concentrate a tempo pieno a raccontarci questa maledetta guerra da poche ore scoppiata.
Concludo questo mio pensiero "a cielo aperto" invitando tutti noi a fare tutto il nostro possibile, nel nostro piccolo, per "respirare" e "far respirare" normalità a chi ci è vicino, cercando di non cadere nel vortice emozionale e stressante del momento.
Commenti
Posta un commento