Assurdo svegliarsi così: accendere il cellulare e scoprire che te ne sei andato via anche tu.
Per mio padre eri il "capitano" di quella leggendaria Lazio del 74, quella Lazio che mi raccontava con una passione incredibile, facendo crescere in me una invidia assurda per non aver avuto la fortuna di vivere quei tempi.
E' stato un risveglio, quello di oggi, che mi devasta perché la tua morte, caro Pino, la "sento" e la sento terribilmente nel cuore.
Nel mio piccolo mi permetto di darti del tu per due principali motivi: il primo perché eri il capitano di tutti i laziali e secondo perché avevo la grande fortuna di conoscerti perché eravamo accomunati dall'amore per due cose: il mare e Terracina.
Si, proprio così, ci siamo conosciuti al nostro stabilimento, dove andiamo da decenni, e, tra una chiacchiera e l'altra era bello parlare di Lazio da chi la Lazio la sentiva scorrere nelle vene.
Dei momenti in cui parlavamo al mare o al telefono mi colpiva un pensiero che correva sempre, perenne, nella mia testa.
Tra me e me mi sentivo onorato di parlare con colui che, insieme a Giorgio Chinaglia, era indiscutibilmente l'idolo sportivo di mio padre.
In questa domenica drammatica, in cui avrei potuto parlare del grande successo della Lazio di ieri sera a Cagliari, invece, mi ritrovo qui a raccontare la scomparsa di un altro pezzo prezioso di quel mosaico della meravigliosa Lazio campione d'Italia del 1974: assurdo.
Non c'è stata una sola volta che quando ti chiedevo di farci una chiacchierata ti sei rifiutato, mai una volta.
Eri sempre persona disponibile e di te mi colpiva quella tua signorilità ed eleganza nel parlare che mi portava ad ascoltarti ammirato.
Per non parlare dell'educazione che trasmettevi a "pelle".
Insomma, Pino Wilson era una grande persona, dai valori profondi, dalla grande educazione, signorilità e disponibilità , verso tutti, indistintamente.
Vi racconto un aneddoto che forse farà capire ancor meglio la sua correttezza, intesa nel suo significato più largo ovviamente.
In una delle chiacchierate in spiaggia ci scambiammo il numero di telefono, con la promessa di risentirci quanto prima.
Un paio di mesi fa lo chiamai innanzitutto per sapere come stesse e poi per dirgli che per me sarebbe stato un piacere averlo ospite in trasmissione sul mio canale youtube.
Mi rispose che avrebbe voluto tanto partecipare ma che non era sicuro di poterlo fare perché forse il contratto che lo legava alla radio con la quale collaborava, glielo impediva.
Rimanemmo d'accordo che lo avrebbe chiesto in radio e nei giorni successivi mi messaggiava per tenermi aggiornato del fatto che ancora non aveva avuto modo di sapere sulla fattibilità della cosa.
Mi colpì questo suo modo di dedicarsi ad un qualcosa nei confronti di una persona che per lui poteva contare anche meno di zero.
Lo chiamai dicendogli di non preoccuparsi e di non disturbarsi troppo dietro a questa cosa e che se sarebbe stato possibile lo avremmo fatto nei mesi successivi.
Ecco, questo è stato il mio ultimo contatto con Pino Wilson e, seppure questo mio racconto può sembrare una cavolata, cavolata per me non lo è perché rende profondamente l'idea di chi era l'uomo.
Ve lo giuro. Accendere il cellulare e leggere "E' morto Pino Wilson" è stato uno shock che mi ha profondamente colpito e devastato.
Un altro pezzo prezioso di quella Lazio se n'è andato.
Oggi ci sei, domani non si sa...
Scusate se mi pongo in questi termini ma, ancora una volta, gli eventi della vita mi portano a fare questa riflessione.
Mi chiedo, delle volte, a cosa possa servire fare programmi o pensare al domani, quando, all'improvviso quell'interruttore si può spengere senza se e senza ma...
Dal bruttissimo giorno della scomparsa del mio adorato papà ho imparato a godermi in pieno ogni singolo istante di ogni singola giornata, senza pensare a ciò che sarà .
Ciao Pino, riposa in pace e grazie per avermi onorato della tua amicizia.
Forza Lazio anche lassù.
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