È una serata molto strana, questa, e a scatenare questo putiferio nel mio cuore e nella mia testa ci ha pensato proprio la cosa che più amo: il mare.
Dopo una giornata di lavoro qui a Terracina mi sono riservato una mezz'oretta tutta per me prima di andare a cena e così mi sono diretto verso un bar qui vicino, ho acquistato una bibita e me ne sono andato a Foce Sisto, luogo vicinissimo a dove ho casa.
Mi stavo godendo le ultime luci di questa giornata pensando al lavoro che avevo fatto e nel frattempo godendomi la meraviglia del mare che tanto amo, e che avevo davanti a me, quando, all'improvviso, un pensiero prepotente è entrato nella mia testa e ha scardinato gli assi della mia tranquillità.
UN PENSIERO ALL'IMPROVVISO
Improvvisamente mi son detto: "Cavolo sto seduto qui dove decine di volte venivo qui con te, papà, a pescare".
E da lì mi sono ritrovato in un batter d'occhio a piangere come un bambino e con un improvvisa, sfrenata, voglia di gridare ad alta voce quanto mi mancasse il mio papà.
Ma questo grido ho dovuto reprimerlo dentro me perché non ero solo, a poche decine di metri da me, infatti, c'era un gruppo di pescatori che in qualche modo ha inibito questa mia sfrenata voglia di urlare.
Tra poco più di un mese saranno già 8 anni che il mio papà se n'è andato.
Lo vedevo, ricordo, come il mio supereroe, l'uomo forte, l'uomo al quale aggrapparsi tutte le volte che ne avevo bisogno.
Un giorno una mia collega mi disse: "La morte di un genitore è un dolore atroce ma vedrai che con il tempo imparerai a collocare questo dolore in una parte di te e a custodirlo, e di conseguenza imparerai a conviverci perché, sappi, che a passare, non passerà mai...".
Aveva pienamente ragione ed in effetti, con il passare del tempo, ho imparato a fare proprio questo.
Ma chiaramente reputo anche giusto lasciare uscire i sentimenti e lo stato d'animo quando, come stasera, torna prepotente la forza di quel dolore che sei riuscito a trattenere e a conservare in quella piccola parte di te un dolore che stasera è stato più forte di ogni tipo di repressione ed è venuto fuori ferocemente.
Ma va bene così, credo sia giusto, umano, naturale che i nostri sentimenti, quando ne hanno il bisogno, sfocino con tutta la loro forza fuori di noi.
Come dicevo, sono quasi 8 anni che il mio papà è morto.
Lo vedevo come un uomo forte, fortissimo, ma in questa terra nessuno è infallibile, nessuno è imbattibile, e così un maledetto male, in poco tempo, se lo è portato via.
Quell'uomo gigante, forte, l'ho visto velocemente, nei nei suoi ultimi mesi di vita, perdere forza, indebolirsi.
In quei momenti dovetti trovare la forza in qualche modo di prendere il suo posto, facendomi forza, cercando di sostenerlo, aiutarlo anche nelle cose più semplici come ad esempio farsi una doccia, perché quel male bastardo lo aveva ridotto a non essere più indipendente e ad avere necessità di aiuto, anche per farsi una semplice doccia... lui, sempre molto orgoglioso e fiero, capiva la situazione e mi permetteva di aiutarlo.
L'ULTIMA PASSEGGIATA
L'ultima passeggiata che mi son fatto con mio padre, purtroppo, la ricordo con lui sulla sedia a rotelle.
Lo portai a prendere un po' d'aria nel parco dove all'epoca andavo a correre.
Fu una grande faticaccia per me ma lo feci con tanto amore, felicissimo di stare con lui perché già da tanto tempo mi accompagnava la dolorosissima consapevolezza che da lì a poco non ci sarebbe stato più.
L'ultimo ricordo del mio papà in vita credo che sia la fotografia che mi è rimasta impressa nella mente e che in qualche modo fa capire che persona incredibile fosse.
Era esattamente la sera prima della sua morte ed era in ospedale.
Eravamo tutti intorno a lui. Io ero ai suoi piedi e forse in quel momento non riuscii a trattenere la preoccupazione e lui, guardandomi, ma senza avere la forza di parlare, mi fece il solletico riuscendo ad alzare un piede e strappandomi un sorriso.
Ecco, questo è stato il mio ultimo ricordo con il mio amato papà.
Oggi lui prepotentemente, l'ho risentito vicino a me quando ho messo piede in questo posto, seduto su quello scoglio dove ho trascorso tante ore insieme a lui a pescare quando ero bambino.
E adesso eccomi qui a raccontarvi il mio stato d'animo e non vi nascondo che sto piangendo a dirotto; primo perché non devo vergognarmi di nulla, siamo esseri umani e avere certe reazioni è assolutamente naturale; secondo perché sarei falso e questo mio blog non avrebbe senso di esistere.
Voglio concludere questo mio lungo pensiero rivolgendomi ai pochi che avranno la pazienza di leggere questo mio pensiero fino alla fine.
A voi lettori, oltre a ringraziarvi per il tempo che mi state dedicando leggendomi, vi dico con tutto il cuore di godervi le persone a voi care perché in questa vita la natura vuole che nulla è per sempre.
E' proprio per questo che mi impongo ogni giorno di godermi ogni cosa di quella che secondo la stragrande maggioranza delle persone è la fottutissima normalità della vita.
Mi manchi tanto papà e il mio grande rimpianto è quello di non averti detto mai abbastanza "Ti voglio bene" a causa di questo mio carattere che spesso fatica ad esternare quelli che sono i miei sentimenti ed il mio stato d'animo.
Ciao papà, mi manchi da morire.
Commenti
Posta un commento