Buongiorno a tutti voi.
Oggi, nel mio piccolo, voglio portare all'attenzione di voi lettori uno sfogo di un amico "virtuale" con il quale ho avuto il piacere di entrare in contatto proprio grazie al mondo social.
La persona della quale voglio parlarvi oggi si chiama Fabio e di lui mi ha colpito la sua grande passione per la recitazione (cinema e teatro) ma, allo stesso tempo, sono rimasto molto sorpreso dalla sua amarezza.
Proprio da qui parte la mia intervista.
Ciao Fabio, di dove sei?
Di Fondi ma vivo a Roma per amore.
Che lavori svolgi
Giornalista sportivo e lavoro nel cinema e nel teatro da quattro anni. Al cinema ho ottenuto poco come gratifiche, mentre nel teatro (nel mio piccolo) ho fatto belle cose.
Il palco è più "democratico" perché ti presenti ai provini senza "titoli" e sei tu davanti il regista che ti giudica idoneo o no al suo progetto, ma almeno ti offre una possibilità che nel cinema è data solo a pochi intimi...
Ho fatto una breve partecipazione nel film "Figli" con Mastrandrea e in piccoli altri ruoli, e, per quello che potrei fare è veramente una miseria.
Da generico normale ho visto di tutto e di più.
Dalle tue parole emerge un po' di amarezza verso il mondo del cinema, perché?
Perché è tutto terribilmente "chiuso", un po' come la casta di certi partiti politici dove se non hai protettori o agenti di un certo livello, il microfono nemmeno te lo fanno annusare.
Non penso tanto a me, ma alle centinaia di ragazzi e ragazze che hanno frequentato le accademie, i quali non venderebbero mai la loro dignità per ottenere un ruolo; e così ripiegano sulla figurazione normale pur di respirare la vita del set, subendo spesso trattamenti da cittadini di Serie C o Lega Pro per essere spiritosi.
Faccio un esempio stupido del comportamento dei grandi nomi del set italiano: loro, i titolati, mangiano il catering con pranzo o cena complete, a noi dei miseri panini o rimborsi ridicoli che nemmeno un senza tetto apprezzerebbe per la qualità pessima dei panini che non potrei che definire di gomma, ad esser buono.
Credi che anche nel mondo del cinema, purtroppo, valga la regola "dell'amico di .."?
Certamente ci sono correnti in cui si va avanti per "essere l'amico di..." ma è altrettanto vero, e per fortuna, che ci sono i veri professionisti del cinema che sanno lavorare e premiare la qualità delle persone.
Non dimenticherò mai il regista Mario Martone che chiedeva ad ognuno di noi chi fosse già un attore o che studiasse la recitazione (Nel film Qui rido io).
Il saluto di Ridley Scott in occasione del film su Gucci è anche da ricordare, perché i grandi sono grandi anche nelle piccole cose quotidiane come un semplice buongiorno. Ti assicuro che molte persone che non sanno recitare e che lavorano stabilmente nei set volano 3 o 6 metri sopra il cielo.
Un mondo, quindi, dove servirebbe un bel bagno di umiltà ?
Alcuni lo sono umili , ma sempre in minoranza. Quando hai soldi e fama pensi sempre che puoi trattare gli altri con arroganza e supponenza, ma non è così.
Prima di essere messi sotto contratto e quindi a loro disposizione, siamo pur sempre persone con una propria dignità .
Mi consolo con il teatro dove ho avuto, ed ho, grandi maestri che mi fanno dimenticare le amarezze del set.
Ho appreso molto da registi del Piccolo di Milano, della Silvio D'Amico, del Dams e, non ultimo, dal grande maestro Marco Simeoli (30 anni al fianco di Gigi Proietti), dal quale ho ereditato la passione per i personaggi di Eduardo de Filippo con cui sto avendo un buon successo nei provini in cui mi presento. Adesso spero che l'ultimo fatto per partecipare ad un programma rai vada bene, altrimenti pazienza ed andremo avanti lo stesso.
Sappiate che in tutto il mondo si studia e ci invidiano De Filippo, mentre da noi, in molti, lo snobbano, il che dimostra la mediocrità in cui è piombato il settore dopo i fasti degli anni passati.
Dalle tue parole emerge davvero una grande passione, nonché amore, per il cinema. A tal proposito ti chiedo quale attore ti ha lasciato un segno profondo, a punto da alimentare questa tua grande passione?
Personalmente sono affezionato al neorealismo e Vittorio De Sica rappresenta per me una pietra miliare inamovibile.
Tra dieci anni ti vedi ancora nel cinema o virerai definitivamente sul teatro?
Mi immagino in un teatro certamente e non nel cinema, non sono orari compatibili con una vita serena e tranquilla.
Tornerò sicuramente nel mondo che mi appartiene, ovvero quello dello sport e della enogastronomia dove sono vissuto fino ai 40 anni. Anzi, se mio padre sapesse delle porcherie che ci danno sui set mi caccerebbe di casa dopo avermi fatto passare una vita bevendo grandissimi vini e eccellenti cibi.
Raccontaci le esperienze più significative del 2022.
La mia felicità personale è stata quella di essere entrato nelle semifinali del Teatro Paolo Poli di Ostia, come attore, portando in scena il monologo del caffè di "Questi Fantasmi" del grande Eduardo.
Ho avuto l'onore di partecipare come giurato al festival canoro di Stimigliano (Rieti) e di aver strappato una piccola (piccolissima) battuta nel film "La Storia", tratta dal romanzo di Elsa Morante, di Francesca Archibugi, attualmente in lavorazione.
Per concludere sono sul set sulla vita di Tina Anselmi, la prima donna italiana che divenne ministro, e per il fatto di esserci, pur senza battute, mi rende partecipe della carriera di una grande donna che ha fatto l'Italia quando ancora la politica era gigantesca rispetto a quella di oggi.
Ho patito tante bocciature quest'anno, ma ci sta perché fa parte di questo mestiere essere scelti oppure no ai provini, ma nel teatro ho sempre vinto ogni prova e questo mi basta.
In definitiva sono un dilettante che s'impegna come un professionista, e se non ho fatto l'accademia è perché alla mia età non è possibile accedervi. Altra esperienza per me molto formativa, è stato lo spettacolo presso il glorioso teatro del Petrolini dove mi presentai al provino con un monologo di Eduardo De Filippo dopo il quale venni scelto dal Regista Francesco Proietti per "Modern Love" un adattamento teatrale del film "Una Relazione" in cui ebbi l'occasione di passare due mesi con attori professionisti, tutti provenienti dalle accademie. Tale esperienza mi ha dato la consapevolezza che studiando ogni giorno con applicazione e costanza si possono scalare le montagne pur non avendo il titolo accademico, che credo di averlo acquisito con la tanta gavetta fatta sui set e nei corsi in cui ho preso parte in questi 4 anni. Certamente devo migliorare molto, ma la sostanza c'è, almeno così mi dicono i miei maestri.
Commenti
Posta un commento